Cyberbullismo, vecchie insidie, forme nuove

Video disponibile: https://youtu.be/EEpYKoiQ8aY

Il cyberbullismo è, comprensibilmente, la declinazione digitale del bullismo. È utile dunque prendere le mosse da quest’ultimo per capire meglio il problema.

Con bullismo intendiamo un comportamento reiterato nel tempo che provoca un danno a una o più vittime.

Dunque se un ragazzo, per esempio, dà un pugno ad un compagno di classe, non significa automaticamente che si debba parlare di bullismo. Possono esserci molti motivi e classificare questo comportamento aggressivo sotto l’etichetta “bullismo” può essere ingannevole e controproducente.

Il fattore tempo è dunque un elemento importante. Nel bullismo il comportamento dannoso si ripete nel tempo e diventa una forma di vessazione, fisica o psicologica che ingabbia la vittima, e a poco a poco la annichilisce.

Questa dinamica, vecchia come il mondo, si amplia e potenzia attraverso le tecnologie e la Rete. Il bullismo si trasforma in cyberbullismo.

E qui bisogna rilevare due elementi potentissimi nella loro tragicità: la vessazione prescinde dal tempo e dallo spazio.

Posso essere preso in giro dovunque e in qualunque momento. Anche un solo post, un solo messaggio offensivo, un video in cui vengo picchiato, rimangono online per tanto, troppo tempo, potenzialmente per sempre.

E non posso fuggire lontano, in un altro contesto, nella compagnia, chessò, degli amici della montagna, perché anche loro possono vedere ciò che mi capita a scuola.

Il tempo non conta più anche perché i contenuti possono essere pubblicati a tutte le ore, e chissà se domani mattina, quando mi sveglierò, io sarò messo ancora o ancor di più alla gogna?. Ma poi… riuscirò a dormire con questa preoccupazione? Probabilmente no.

L’atto dannoso può essere diretto, dunque esplicitamente aggressivo, offensivo, oppure indiretto con l’obiettivo di escludere la vittima dal gruppo dei pari.

Queste dinamiche di esclusione, presa in giro, avvengono già negli ultimi anni della scuola primaria, quando i bambini, con il cellulare, proiettano all’interno dei gruppi Whatsapp le loro dinamiche relazionali, rendendole però in questo modo più potenti e pervasive.

Quindi ci si può sparlare dietro sempre, in ogni momento e in ogni luogo.

Ma attenzione!

Succede solo nei gruppi dei bambini che ancora non hanno imparato a spegnere le voci di corridoio,che tendono a fomentare il sospetto e l’incomprensione reciproca,che diffondono insinuazioni e malelingue gratuite? Succede solo ai bambini? …meno male che poi da grandi si impara.

Ecco allora la necessità di lavorare anche da adulti su ciò che proviamo, su ciò che pensiamo, per poter rendere manifesti e imitabili comportamenti e dinamiche relazionali sane. Altrimenti i nostri giovani si troveranno ad affrontare sporadici momenti di confronto, di laboratorio contro il bullismo. Nel migliore dei casi lasceranno un segno, ma rischiano di essere una parentesi poco significativa, se intorno si parla e agisce con lo stile dell’aggressività o dell’indifferenza.

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Andrea Novella - Proposta Pedagogica
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Pedagogista, propongo spunti di riflessione pedagogica per educare ed educarci, per poter crescere ad ogni età.