Cyberbullismo, la Legge italiana

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Video disponibile: https://youtu.be/BIBH_A7uKzI

In Italia c’è una legge apposita per descrivere e affrontare il problema del cyberbullismo. È la legge 71 del 2017.

Qualunque atto, realizzato per via telematica e finalizzato a isolare e umiliare un minore può rientrare in questa legge e dare il via ad azioni di tutela e di rieducazione.

Una legge che intende prevenire e lo fa con l’istituzione della figura di un referente per ogni scuola e di un Tavolo Tecnico Interministeriale per la promozione di progetti di sensibilizzazione.

Peccato che sia specificato con cura e più volte che nulla è dovuto per la collaborazione a questo Tavolo. Siamo un Paese che si regge tristemente sulla buona volontà delle persone e l’educazione non è certo un ambito in cui investire risorse pubbliche.

Una legge che intende salvaguardare le vittime, tutelarne l’immagine e accompagnarle verso una rinnovata serenità; così la vittima che abbia almeno 14 anni può autonomamente segnalare al provider del servizio il contenuto offensivo e il provider deve eliminarlo entro 24 ore. Si può anche contattare il garante per la privacy con il modulo che trovate a questo link https://www.garanteprivacy.it/documents/10160/0/Modello+per+la+segnalazione+reclamo++in+materia+di+cyberbullismo.docx/bee0b13d-24c6-4889-af91-a17fae45c6cc?version=2.0

Oltre che tutelare, la legge intende rieducare, dunque più che punire si tende a promuovere nei responsabili dell’atto illecito lo sviluppo di un atteggiamento diverso. È dunque una legge per tutti i minori, vittime e responsabili.

Per questo motivo molte associazioni, enti, il Telefono Azzurro, la Polizia Postale, qui a Torino il Nucleo di Prossimità, portano avanti oltre alle attività di sensibilizzazione preventiva, anche attività a posteriori che a poco a poco sono in grado di aprire gli occhi ai responsabili.

È facile che nasca in noi un senso di repulsione verso coloro che con messaggi, video, foto, portano altri ragazzi alla disperazione, all’autolesionismo, al suicidio.

Ad di là delle comprensibili reazioni emotive, la legge interviene ma con la prospettiva del recupero.

Se non c’è denuncia, il questore può attuare la procedura di ammonimento del minore convocandolo insieme a chi eserciti la potestà genitoriale.

Se invece c’è un processo, intanto bisogna ricordare che la responsabilità legale è del genitore fino ai 14 anni. Quindi genitori, attenti, il genitore è responsabile penalmente e anche economicamente dei reati commessi da un minore di anni 14.

Con i 14 anni invece, il minore diviene imputabile penalmente, ma resta dei genitori la responsabilità di risarcire eventuali danni.

La Legge italiana, a tutela, del minore, dà facoltà al giudice di operare una valutazione e di attuare la cosiddetta “messa alla prova”. Se nella messa alla prova il minore mostra un’evoluzione, l’imputato viene prosciolto, altrimenti il procedimento penale prosegue. È nel tempo della messa alla prova che si attuano le attività di conciliazione che permettono all’imputato di maturare una sensibilità diversa, di comprendere quanto ha commesso e alla vittima di sentirsi finalmente rispettata, secondo un modello di giustizia riparativa.

Questo lo stato dell’arte dal punto di vista legale. Ma la legge sul cyberbullismo funziona? Purtroppo a fronte di numerosi casi di reati, il numero di denunce risulta ancora basso. Forse non c’è la forza, e nel contempo la sensibilità educativa di prendere in mano queste situazioni. Ma dovremmo renderci conto che fare finta di niente non risolve il conflitto. Non dà pace alla vittima che porta in sé e rimugina su un vissuto doloroso, non dà sbocco al carnefice che continuerà a vivere senza sensibilità e dunque nella sopraffazione. O guardiamo in faccia i problemi oppure questi continueranno a ripresentarsi.

Ma a monte, prima che i problemi capitino, dobbiamo mettere in conto una naturale manutenzione emotiva, che permetta ai ragazzi e alle ragazze, a bambini e bambine, di sviluppare il contatto con il proprio mondo emotivo, la capacità di comunicarlo agli altri e di comprendere quello degli altri. Lavorare sulla normalità, curare la pelle delle nostre relazioni tutti i giorni, conduce a un tessuto sociale integro.
Lavorare a posteriori dev’essere invece un’eccezione, le ferite magari si rimarginano, ma le cicatrici restano e possono comunque essere dolorose.

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Andrea Novella - Proposta Pedagogica
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Pedagogista, propongo spunti di riflessione pedagogica per educare ed educarci, per poter crescere ad ogni età.